Per completare l nostro percorso all’interno delle malattie dei pesci, in questo articolo tratteremo le malattie protozoarie nei pesci. Questo lavoro va a chiudere il cerchio che avevamo aperto con il precedente articolo sulle malattie batteriche dei pesci. I protozoi sono tra i parassiti più comuni che si possono trovare in campo acquariofilo. Sono organismi unicellulari che spesso hanno vita libera nell’ambiente acquatico. Questo significa che solitamente non hanno bisogno di ospiti intermedi per poter completare il loro ciclo vitale.
Di protozoi ne esistono specie diverse che possiamo riassumere in 5 categorie:
- Ciliati
- Icthyophtirius multifiliis
- Chilodonella
- Tetrahymena
- Trichodina
- Ambiphyra
- Apiosoma
- Epistylis
- Capriniana
- Flagellati
- Hexamita/Spironucleus
- Icthyobodo
- Piscinoodinium
- Cryptobia
- Myxozoa
- Microsporidia
- Coccidia
Ciliati
Sono quelli più facilmente incontrati in ambito acquariologico. Vengono chiamati ciliati perché posseggono sul corpo delle strutture simili a capelli che prendono il nome di cilia e che servono per il movimento e/o per l’alimentazione. Hanno un ciclo vitale diretto (non necessitano cioè di un ospite intermedio) e sono abitanti comuni ed invisibili di tutti gli ambienti acquatici, compresi acquari e laghetti. Se il loro numero non diventa eccessivo, generalmente non causano problemi, in caso contrario possono infestare massivamente gli ospiti delle vasche e provocare loro diverse patologie che si manifestano in genere con irritazione delle branchie e della pelle.
Ichthyophtirius multifiliis
Malattie protozoarie nei pesci che presentano questo parassita, tipicamente sviluppano piccoli puntini bianchi sul corpo e sulle pinne; se la lesione è limitata alle branchie, queste possono apparire edematose e ricoperte da uno spesso strato di muco. Il parassita adulto può raggiungere anche 1 mm di diametro ed apparire di colore scuro, a causa dell’elevato numero di cilia che ricoprono il corpo, e presenta un movimento di tipo ameboide. L’ichtyo (ictio) è un parassita obbligato ed è capace di provocare un’alta mortalità tra gli ospiti delle vasche in tempi anche brevi, perciò, anche in presenza di un solo parassita visibile, è consigliabile trattare tutta la vasca. Poiché la forma cistica è resistente ai medicinali, un singolo trattamento potrebbe non essere efficace ed andrebbe ripetuto a giorni alterni per almeno tre o cinque volte, accompagnandolo ad un’accurata pulzia della vasca.
Chilodonella
Questo protozoo provoca nei pesci un’eccessiva secrezione di muco. I soggetti infestati tipicamente presentano evidenti segni di irritazione, che si manifestano con movimenti a scatti e strusciamenti contro gli oggetti dell’arredo. Molti pesci muoiono in caso di infestazioni moderate o gravi. L’infestazione in genere è facilmente controllabile con le comuni sostanze usate per la disinfezione in acquario (tabella 1) e può facilmente essere eliminata dalle vasche facendo circolare acqua con una concentrazione di sale dello 0.02%.
Tetrahymena
Questo protozoo si trova comunemente nel sedimento organico sul fondo degli acquari e la sua presenza in numero limitato sulla superficie del corpo dei pesci non sembra essere significativa di patologia. Diversamente, un’infestazione interna risulta essere un problema serio e purtroppo non curabile, provocando come sintomo un marcato esoftalmo bilaterale. Non potendo essere curato, il soggetto malato deve essere rimosso per evitare eventuali contagi agli altri ospiti.
Trichodina
È uno dei più comuni ciliati presente in acquari e laghetti e se presente in numero limitato non rappresenta di solito un problema per la salute dei pesci. Se questi ultimi però sono stressati, indeboliti a causa di altri fattori (malattie precedenti, alimentazione inadeguata) o se le condizioni dell’acqua non sono buone, questi parassiti si moltiplicano rapidamente e possono provocare seri danni.
Solitamente i pesci malati riducono l’assunzione di cibo e deperiscono, risultando così maggiormente suscettibili a infezioni batteriche secondarie. In genere un trattamento con le sostanze indicate nella tabella 1 è sufficiente per tenere sotto controllo la situazione, ma ovviamente bisogna migliorare la qualità generale della vasca per evitare ricadute.
Ambiphyra
È un ciliato comune in qualsiasi ambiente acquatico e si trova facilmente a livello di branchie, pinne e pelle dei pesci, dove, se in numero limitato, non provoca danni particolari. Come sempre la situazione cambia in caso di deterioramento delle condizioni dell’acqua con aumento del carico organico, che può provocare una rapida moltiplicazione del protozoo con conseguenti gravi infestazioni nei pesci presenti. Una sola applicazione delle sostanze in tabella 1 è di solito sufficiente a risolvere il problema.
Apiosoma
Simile a ambiphyra per quanto riguarda cause, sintomi e trattamento.
Epistylis
A differenza degli altri ciliati, questa specie secerne enzimi proteolitici che causano micro ferite sul corpo dei pesci (nel punto dove il parassita aderisce) attraverso le quali possono subentrare infezioni batteriche secondarie. Per questo protozoo il trattamento di scelta è un bagno prolungato in acqua con salinità allo 0.02% oppure un bagno rapido con salinità del 3%; in genere è richiesto più di un trattamento.
Capriniana
Questo parassita, in caso di infestazioni massive, provoca evidenti problemi respiratori nei pesci. Un unico trattamento con le sostanze elencate in tabella 1 è solitamente sufficiente.
Trattamento per la malattie protozoarie nei pesci provocate da cliliati
“Voglio mostrarvi come sia possibile sottoporre i pesci a procedure che normalmente vengono riservate ad altri esseri viventi. Nello specifico, per i più tecnici, questo carassio ha un’infestazione da un protozoo che avrei identificato nel genere Myxobolus. Nella foto ottenuta al microscopio, la freccia azzurra indica una spora contenente due parassiti, mentre la freccia rossa indica una spora vuota (e ce ne sono migliaia). Vorrei porre l’accento sul fatto che spesso malattie diverse si presentano con sintomi simili, è quindi indispensabile, prima di fare qualsiasi terapia, fare una buona diagnosi”
Molte sostanze sono comunemente usate per trattare questo genere di malattie protozoarie nei pesci, in genere un singolo trattamento risulta efficace, tuttavia i soggetti che non reagiscono o reagiscono poco possono beneficiare di ulteriori trattamenti aggiuntivi. Non bisogna ovviamente esagerare, in quanto un trattamento eccessivo potrebbe essere addirittura più pericoloso della patologia che vogliamo trattare.
Il solfato di rame
È un ottimo prodotto per il controllo delle parassitosi esterne, tuttavia esso risulta essere estremamente tossico nei pesci. La sua azione è strettamente dipendente dalla concentrazione di ioni di rame che si trovano in acqua, che a loro volta sono in relazione inversamente proporzionale all’alcalinità: se questa aumenta gli ioni diminuiscono e viceversa. Questo significa che lo stesso dosaggio può essere terapeutico in acque con elevata alcalinità mentre potrebbe essere letale in acque con alcalinità bassa.
In genere, per conoscere la concentrazione di solfato di rame corretta in mg/l si prende il valore dell’alcalinità (sempre espresso in mg/l) e lo si divide per 100; ad esempio, se l’acqua in cui andrò a fare la soluzione presenta un’alcalinità di 100 mg/l, la concentrazione che dovrò ottenere è di 1 mg/l. Per sicurezza non si dovrebbe utilizzare questa sostanza in acque che presentano un’alcalinità inferiore a 50 mg/l. Il solfato di rame andrebbe sempre utilizzato in vasche terapeutiche appositamente destinate, in quanto la sua azione tossica si esplica anche a livello di piante, alghe e batteri, e bisogna sempre prevedere un’accurata areazione dell’acqua per mantenere alta la concentrazione di ossigeno disciolto.
Il permanganato di potassio
È un’altra sostanza efficace per il controllo dei protozoi ciliati. Alla dose di 2 mg/l, che è considerato un dosaggio terapeutico, non sembra provocare danni alla flora batterica nitrificane, risultando quindi sicuro anche in vasche già avviate. I trattamenti ripetuti andrebbero evitati, in quanto, a causa del notevole potere ossidante della sostanza, potrebbero insorgere problemi di irritazione agli organi più delicati dei pesci, come le branchie (microustioni) o gli occhi.
La formalina
È un eccellente parassiticida da usare in piccoli volumi d’acqua, come le vaschette di quarantena o per il trattamento di soggetti malati. Il suo utilizzo in vasche o laghetti non è raccomandato, in quanto, in virtù della sua azione alghicida, potrebbe provocare danni anche alle piante o alla flora batterica.
Il sale (cloruro di sodio)
Utilizzato ad opportuni dosaggi, risulta efficace per curare le infestazioni a livello di branchie, pelle e pinne. Sarebbe sempre meglio utilizzarlo in vasche di quarantena specifiche. Questo, sia perché utilizzarlo in vasche più grandi significherebbe alterarne la salinità in maniera significativa, mettendo in pericolo la sopravvivenza dell’intero ecosistema acquario, sia perché richiederebbe l’uso inutile di grandi quantità di prodotto.
Flagellati
I protozoi flagellati sono piccoli parassiti che possono infettare i pesci sia esternamente che internamente. Sono caratterizzati dall’avere uno o più flagelli, strutture simili a piccole fruste che ne permettono il movimento.
Hexamita/Spironucleus
È un parassita che si trova comunemente nel tratto intestinale dei pesci di acqua dolce. I pesci che ne sono infestati si presentano estremamente emaciati, con un addome che spesso risulta disteso. Le feci contengono solitamente materiale mucoso di colore giallastro. Il trattamento di scelta è solitamente rappresentato dal metronidazolo, che solitamente si somministra attraverso bagni contenenti una soluzione di 5 mg/l a giorni alterni per almeno tre trattamenti; la somministrazione, orale o per iniezione, di questo principio attivo alla dose di 50 mg/kg una volta al giorno per cinque giorni consecutivi risulta essere maggiormente efficace.
2. Ichthyobodo
È un parassita esterno decisamente comune, che si trova sulla pelle del corpo dei pesci e ne stimola la produzione di abbondante muco, tanto che in alcune specie (ad esempio alcuni pesci gatto) viene denominata “blues lime disease”; altre zone in cui si può localizzare sono le branchie e le pinne.
In genere, oltre all’alterazione del colore causato dallo strato di muco, i pesci si presentano infastiditi, sfregandosi spesso contro gli arredi dell’acquario e manifestano un progressivo decadimento delle condizioni di salute. Un singolo trattamento con le sostanze in tabella 1 è di solito risolutivo.
3. Piscinoodinium
È un protozoo sedentario che si attacca alle branchie, alle pinne ed alla pelle dei pesci; a causa del suo colore ambrato, è di solito facilmente visibile nei pesci infestati, tanto che la patologia prende il nome di “polvere dorata” o “gold dust”. I soggetti infestati presentano i comuni segni di fastidio, sfregandosi contro gli oggetti dell’arredo o sul fondo, fino ad arrivare ad inappetenza, dimagramento e morte, soprattutto nei soggetti giovani.
Il ciclo del parassita si completa in 10-14 giorni ad una temperatura di circa 22-25°C. Considerato il fatto che vi possono anche essere forme resistenti (cisti), un solo trattamento con le sostanze riportate in tabella 1 potrebbe non essere sufficiente e bisogna quindi prevedere trattamenti ripetuti. In alternativa, la clorochina alla dose di 10 mg/l in bagni prolungati è risultata essere efficace.
4. Cryptobia
È una specie che si osserva comunemente nei ciclidi, dove infesta prevalentemente lo stomaco, ma può coinvolgere anche altri organi, nei quali si sviluppano tipicamente dei granulomi nel punto in cui il parassita si attacca. La sintomatologia è subdola e prevede dimagramento, letargia e pigmentazione cutanea che tende a scurire. La maggior parte dei trattamenti studiati non sembra aver avuto particolare successo nel controllo di questa infestazione.
Mixozoa
Sono un genere di parassiti diffuso ampiamente nei vari ambienti acquatici. Solitamente creano minimi problemi nei pesci. Tranne in caso di importanti infestazioni soprattutto nei soggetti giovani, parassitando quasi tutti i tipi di tessuti presenti nell’organismo ospite.
I sintomi dipendono dall’organo colpito: si possono avere problemi intestinali (genere Chloromyxum), problemi neurologici (genere Myxobolus cerebralis), noduli cutanei, ecc. Purtroppo non sono noti trattamenti efficaci per la cura di questo tipo di malattie protozoarie nei pesci. L’opzione migliore è quella di una disinfestazione dell’ambiente per eradicare il problema.
Microsporidia
Sono parassiti intracellulari che richiedono quindi un tessuto vivente per la riproduzione; i pesci si infestano attraverso l’ingestione di spore eliminate da pesci malati o attraverso cibo contaminato.
Una volta entrati nelle cellule dell’ospite, il parassita causa un aumento di volume delle stesse, portando alla formazione di noduli simil-tumorali a livello dei tessuti infestati. I sintomi dipendono da che tipo di tessuto è stato attaccato e variano da nessuna lesione visibile a morte. Anche in questo caso non ci sono trattamenti noti. Siccome le spore sono particolarmente resistenti, una accurata disinfestazione dell’ambiente è fondamentale per evitare il ripetersi del problema.
Coccidia
I coccidi sono un gruppo di parassiti intracellulari che infestano prevalentemente l’intestino, provocandone un’infiammazione cronica, anche se possono parassitare un gran numero di altri organi. I sintomi che si possono osservare includono un malessere generale, dimagramento e diminuzione delle capacità riproduttive.
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